Fammi bagnare come nessun altro, per favore fammi bagnare.
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La pioggia ha stuzzicato l'orizzonte per tutto il giorno: nuvole oscure che si addensano come segreti in attesa di rovesciarsi. Stava accanto al balcone aperto, le luci della città che emettevano soffuse sulle sue spalle nude, aggrappandosi alla seta come un sussurramento. "Fammi bagnare come nessun altro" mormoriò, occhi chiusi, faccia inclinata verso la brezza. Non parlava della pioggia, non del tutto. Se ne rimase dietro, il suo respiro caldo contro il collo. "Lo chiedi già dolcemente...", ha detto, dita spazzolando il bordo della spina dorsale, come una partita che colpisce lentamente. La tempesta ha rotto, improvviso e pesante, gocce che drucciano sulla ringhiera del balcone. Si è fatta avanti, braccia sollevate, e ha lasciato che la pioggia fresca si imbevusse attraverso ogni strato. I suoi capelli caduti a ondate, il suo vestito traslucido, la sua pelle viva sotto il tocco del cielo e delle mani. "Per favore...", sussurrò di nuovo, sorridendo ora. "Lasciami bagnare". E lui lo fece – con ogni bacio, ogni sguardo, ogni respiro che rimase più a lungo del dovuto. La pioggia non era l'unica cosa a versare.